3 – La lavoratrice Marianna Soia


Il 4 ottobre del 1727 la alessandrina Marianna Soia (o Mariana Soija, come scritto nell’intestazione del contratto), figlia del defunto Bartolomeo, sposa il concittadino Antonio Bernardo Serviente fu Pietro Giovanni. Il mese successivo, in data 5 novembre, in casa di Giovanni Andrea Prati alle ore 21, viene redatto dal notaio Luca Giuseppe Cerruti il contratto dotale, nel quale la stessa sposa costituisce la dote di 100 lire di Piemonte, derivante dalla “sua propria industria”, cui si aggiunge una dote “di carità” di pari importo, versata  dall’Ospedale dei SS. Antonio e Biagio (tuttora il principale ente ospedaliero alessandrino). Non manca l’agreo, stimato in 225 lire, 11 soldi e 11 denari di Piemonte, doviziosamente descritto e stimato in sei pagine dell’atto. Non manca l’agreo (corredo), stimato in 225 lire, 11 soldi e 11 denari di Piemonte, precisamente descritto e stimato in sei pagine dell’atto. Gli oggetti sono piuttosto poveri e figurano molti indumenti usati; tuttavia, l’elenco minuzioso fa trasparire un certo orgoglio nell’aver messo insieme un così ampio numero di effetti per la dote. Lo sposo si impegna alla restituzione della dote con la controdote di 100 lire di Piemonte e dell’agreo con la sua deteriorazione secondo gli statuti della città di Alessandria.

È piuttosto raro che una donna costituisca la dote da sé: era in genere prerogativa del padre, della madre o di altri parenti; in caso di povertà potevano intervenire donazioni liberali private o enti di beneficenza (come parzialmente in questo caso). Il fatto che Marianna Soia abbia agito da sola la connota come una donna probabilmente rimasta sola, priva di famiglia (si tratta infatti di un’orfana), che attraverso il lavoro, purtroppo non meglio specificato, provvedeva al proprio sostentamento e al risparmio finalizzato al pagamento della propria dote, usanza cui all’epoca non poteva esimersi pressoché alcuna sposa, seppure di umili condizioni. La dote minima, come si desume da questo caso e dalle doti spirituali delle novizie, doveva probabilmente essere fissata a 200 lire.

AS-AL, Uffici di Insinuazione, Tappa di Alessandria, anno 1727, libro terzo, n. 2, cc. 709-714

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